Re di Sicilia
fu il titolo acquisito da diversi sovrani assunti al
trono del Regno di
Sicilia e, talora, da alcuni sovrani assunti al trono
del Regno
di Sicilia citeriore.
Il titolo di Re di
Sicilia
Il
primo a fregiarsi del titolo di Re (basileus)
di Sicilia fu il condottiero greco Agatocle
che, alla fine del III secolo a.C., scelse di
autoincoronarsi alla maniera ellenistica dei Diadochi
orientali. Lo stesso fecero i suoi successori Gerone
II, Gelone II e
Geronimo.
In
epoca bizantina la Sikelia
fu indipendente da Costantinopoli,
nel 668 con Mecezio
e nel 783 con Elpidio.
Il
primo sovrano moderno ad assumere il titolo di Re di
Sicilia (Rex
Siciliae ducatus Apuliae et principatus Capuae),
però, fu Ruggero
II d'Altavilla. Il normanno, già Gran
Conte di Sicilia, dopo aver esteso i suoi
possedimenti in Italia
meridionale, volle che la sua posizione fosse
legittimata dal titolo di Re.
Grazie
al sostegno concesso all'Antipapa
Anacleto II, con una bolla del 27 settembre 1130,
Ruggero fu creato re dallo stesso Antipapa.
Il successivo 25 dicembre, il normanno veniva incoronato
a Palermo, che veniva
eletta capitale del regno. Nel 1139,
dopo aver sconfitto i suoi oppositori e riconfermato sul
campo di battaglia il dominio sui suoi possedimenti, il
sovrano siciliano volle ed ottenne che anche il Papa
Innocenzo II confermasse il titolo regio.
I
confini nel 1160, sotto Ruggero II, massima espansione
del Regno
Gli
svevi Enrico VI di
Svevia, Federico
II di Hohenstaufen e Corrado
IV di Svevia furono contemporaneamente re di Sicilia
e imperatore
del Sacro Romano Impero.
Re di Trinacria
In
seguito alla guerra
del Vespro e alla Pace
di Caltabellotta, veniva sancita la nascita di due
distinti regni, uno al di là del Faro
e l'alto al di qua del Faro. Il regno insulare, guidato
dagli Aragonesi,
assumeva la denominazione di Regno
di Trinacria o Sicilia
ultra,
il regno peninsulare, guidato dagli Angioini,
assumeva la denominazione di Regno di Sicilia o Sicilia
citra.
Il titolo di Rex
Siciliae,
dunque, veniva assunto dal sovrano del regno avente
Napoli come capitale,
mentre il sovrano del regno isolano assumeva il titolo di
Re di Trinacria.
Nel
1314, il sovrano aragonese
Federico III,
dopo aver ripreso le ostilità con gli Angioini
l'anno precedente, reclamò per sé il titolo
di Re di Sicilia.
Venne
a crearsi, così, un'ambigua situazione in cui
esistevano due Re di Sicilia per due regni diversi. In
seguito all'intervento di Papa
Gregorio XI, fu siglato un accordo di pace tra
Giovanna I di
Napoli e Federico
IV di Sicilia, nel quale si confermava l'attribuzione
ai sovrani del regno peninsulare del titolo di Re di
Sicilia e ai sovrani del regno insulare del titolo di Re
di Trinacria.
Re di Sicilia
ultra Pharum e Re di Sicilia citra Pharum
Nonostante
quanto stabilito dalla pace siglata sotto l'egida del
Pontefice, gli aragonesi non accettarono il titolo di Re
di Trinacria: i sovrani isolani, così, adoperarono
per essi il titolo di Re di Sicilia ultra
Pharum,
mentre riconobbero i sovrani del regno peninsulare come
Re di Sicilia citra
Pharum.
Tale
condizione perdurò fino al regno di Giovanna
II di Napoli.
Rex utriusque
Siciliae
Statua
di Alfonso V all'ingresso del Palazzo Reale di Napoli.
Dopo
la conquista del Regno
di Napoli da parte di Alfonso
il Magnanimo, già monarca di Sicilia, le
corone al di là e al di qua del Faro furono
riunite sotto un unico sovrano. Il re aragonese, una
volta assunto il controllo dei due regni si definì
Siciliae
ultra e citra Farum rex.
In
questo modo il titolo di Rex
utriusque Siciliae,
fu adoperato di tanto in tanto dai successivi sovrani che
regnarono su entrambi i regni e il suo significato così
viene spiegato da Giuseppe
Galasso "non significa affatto «re delle
Due Sicilie», come ripetono tanti ignoranti
saccenti, bensì re del Regno di Sicilia oltre il
Faro e Re del Regno di Sicilia al di qua del Faro, ossia
re di Sicilia e re di Napoli".
Nel
1458, alla morte di Alfonso
d'Aragona, il destino delle due corone, fu, comunque,
nuovamente separato, per essere ricongiunto nel 1504
con Ferdinando
il Cattolico. Nel 1516,
poi, cominciò per entrambi gli stati il lungo
periodo vicereale (fatta salva la parentesi sabauda
in Sicilia), prima spagnolo e poi austriaco.
I viceré
Nel
1500, prima che i due
territori fossero riunificati da Ferdinando il Cattolico,
costui, già sovrano della Sicilia ulteriore,
strinse un accordo con il re
di Francia, Luigi XII,
al fine di muovere guerra al regno peninsulare,
conquistarlo e sottrarlo a Federico
I di Napoli. Il trattato, stipulato in Granada,
l'11 novembre 1500, prevedeva che il territorio della
Sicilia citeriore
fosse così spartito tra i due monarchi: al sovrano
iberico sarebbero andate le Calabrie, la Basilicata e le
Puglie ed avrebbe acquisito anche il titolo di Duca di
Puglia e di Calabria, mentre al sovrano francese
sarebbero andati la Terra di Lavoro, i Principati e gli
Abruzzi e avrebbe assunto il titolo di Re di Napoli. Fu
così, quindi, che nel 1501,
Luigi XII fu investito dal Pontefice con il titolo di Rex
Francorum regnique Neapolitani:
per la prima volta compariva in un atto ufficiale la
denominazione "Regno di Napoli".
Nel
1504, però, Ferdinando
il Cattolico, completò la conquista dell'intero
Regno di Napoli in favore della Spagna e le due Sicilie
tornarono sotto la sovranità di un unico monarca.
Il titolo di Re di Napoli non fu più adoperato e
ad esso furono preferiti i titoli di Re di Sicilia o re
delle Due Sicilie.
Unica
eccezione fu la fase iniziale del decennio francese,
momento in cui tale titolo ricomparve. Carlo
I di Spagna divenne nel 1516
anche "Carlo II di Sicilia" e l'isola fu
governata dai viceré,
fino al 1713 quando Filippo
V di Spagna (Filippo IV di Sicilia) cedette la
Sicilia e la sua corona a Vittorio
Amedeo II di Savoia che nel 1720
divenne Re di Sardegna,
passando nel contempo la corona siciliana a Carlo
VI d'Asburgo (Carlo IV di Sicilia).
Re di Sicilia e di
Napoli
Nel
1734, Carlo
di Borbone al comando delle armate spagnole conquistò
i regni di Napoli e di Sicilia, sottraendoli alla
dominazione austriaca, che, liberati dalla condizione di
vicereame, divenivano due stati indipendenti e sovrani,
con l'unione personale dei due regni nella persona del
re. Il nuovo sovrano fu incoronato Rex
utriusque Siciliae,
il 3 luglio 1735 nella Cattedrale di Palermo. I due
regni, governati dallo stesso sovrano, erano visti in
Europa come un'unica
potenza, ma mantenevano due capitali e istituzioni
autonome.
Carlo
divenuto nel 1759 re di Spagna lasciò i regni di
Sicilia e di Napoli al figlio minore Ferdinando
di soli otto anni, che, affiancato da un consiglio di
reggenza, mantenne l'unione personale dei due Stati,
governando in continente come Ferdinando IV di Napoli e
in Sicilia come Ferdinando III di Sicilia.
Ferdinando
risiedette perlopiù a Napoli fino al 1806,
quando dopo la conquista napoleonica
del Regno di Napoli, Giuseppe
Bonaparte (e, poi, nel 1808,
Gioacchino Murat)
assunse al trono del regno di Napoli, mentre Ferdinando
III, tornato a Palermo nel
gennaio 1806, manteneva la corona del regno di Sicilia.
Pur governando solo sul Regno di Napoli, Murat,
accampando diritti anche sulla Sicilia, coniò per
sé il titolo di Re delle Due Sicilie. Parimenti, a
Palermo, Ferdinando, che reclamava la restituzione dei
territori continentali, continuava ad appellarsi Re di
Sicilia e di Napoli.
Tale
separazione perdurò fino alla restaurazione
nel 1815.
Re delle Due
Sicilie
Nel
1815, il re riprese possesso anche del Regno di Napoli e
nel dicembre del 1816, con la
Legge
fondamentale del Regno delle Due Sicilie,
Ferdinando, fino ad allora III di Sicilia e IV di Napoli,
decretò la fine dell'unione personale dei due
regni, istituì una nuova entità statuale,
il Regno delle
Due Sicilie, ed assunse il titolo di Re
del Regno delle Due Sicilie.
Tale
titolo restò in essere sino alla fine del regno
nel 1860-1861.
Fece
eccezione il periodo dal gennaio 1848
al maggio 1849, quando
durante la rivoluzione
siciliana del 1848 il parlamento siciliano offrì
il titolo di re di Sicilia al duca di Genova Ferdinando
Alberto Amedeo di Savoia, che venne indicato come
Alberto Amedeo I di Sicilia, il quale, però,
impegnato nella prima
guerra di indipendenza italiana, rifiutò.