Storia
Dal V secolo a.C. al periodo angioino
In epoca greca l'amministrazione civile era affidata alle fratrie,
raggruppamenti a base familiare convocati per discutere e deliberare su questioni di interesse pubblico: ve ne erano nove distinte in base al nume tutelare.
Il potere legislativo era svolto dal senato
con a capo un arconte di
nomina elettiva; alle consultazioni partecipava anche un
demarco, rappresentate eletto
dal popolo. Con l'ampliamento delle mura cittadine nel X
secolo, grazie al duca Sergio
IV, si aggiunsero i Seggi di Porto e di Porta Nuova.
In
epoca normanna venne
istituita la Magna
curia regis
affidata a cinque giudici di nobile estrazione che si
occupavano delle cause penali; l'amministrazione
finanziaria, invece, fu affidata alla "Camera
regia".
I
giudici erano detti compalatini
in quanto nobili di corte, sebbene con poteri speciali.
Col
trascorrere del tempo aumentarono le competenze dei
giudici, tra le quali la riscossione delle rendite, la
concessione della cittadinanza agli stranieri,
l'esercizio della distribuzione del grano tramite
l'ufficio dell'"annona" e sul controllo dei
prezzi tramite l'ufficio dell'"assisa",
costituito nel 1282 dai dottori
dell'università. Sebbene l'assisa e la curia
rimanessero distinte, i giudici ambivano spesso ad
occupare entrambe le cariche (che per l'assisa erano
elettive).
Carlo
II d'Angiò nel XIII
secolo suddivise l'assisa in base alle cinque sezioni
municipali, con competenze estese alle cause civili, ai
contratti nuziali, agli atti di compravendita, ai
testamenti. I Sedili a Napoli esercitavano le medesime
funzioni svolte dal parlamento
in Sicilia.
Non
tutti i Sedili però godevano delle medesime
prerogative. Il Seggio di Capuana, ad esempio, poteva
ricevere in visita il vescovo, mentre il Seggio di Porto
aveva l'esclusiva sul pescato, una delle tasse più
redditizie del Regno. Per tali ragioni, a causa degli
ingenti capitali di cui disponevano, i Sedili si dotarono
ben presto di proprie sedi, protette da bande di
armigeri.
La
potenza dei Sedili dava adito spesso ad intrighi di corte
che sfociavano in conflitti armati, come accadde durante
il regno di Giovanna
II nel 1418, allorché
si decise di formare una nuova assemblea composta da
dieci nobili e dieci popolani, denominata "Unione
del buon stato del Regno" con il compito di
ristabilire la pace. L'Unione durò tredici anni
fino al ripristino dei Sedili da parte di Renato
d'Angiò[Renato
di Lorena divenne re nel 1435.
Dal periodo
aragonese al periodo borbonico
I
conflitti all'interno dell'area urbana non si placarono
neppure con l'avvento degli Aragonesi.
Alfonso V
d'Aragona per dispetto al Seggio del popolo fece
demolire nel 1456 quella sede
con la motivazione che l'edifizio dava fastidio alla sua
amante Lucrezia
d'Alagno.
I
Sedili assunsero un così tale potere e prestigio
che nel 1601 ottennero
l'incarico di proteggere l'inestimabile tesoro di San
Gennaro, una raccolta di oggetti preziosi, argenti,
gioielli e dipinti.
All'uopo
fu istituita la "Deputazione della Real Cappella",
ovvero un organismo con lo scopo di conservare e
proteggere quell'inestimabile Tesoro. Durante il
viceregno di Pedro
Téllez-Girón, III duca di Osuna, si
affacciò sulla scena dei Sedili Giulio
Genoino che propugnava la parificazione del Seggio
del popolo al rango di quello dei nobili.
La
figura del Genoino è all'origine della drammatica
vicenda di Masaniello e
dei moti del 1647. Nel 1684
il Re di Napoli
Carlo II d'Asburgo
soppresse il Sedile
di Forcella,
che fu incorporato nel Sedile
di Montagna.
Dei
Sedili, dal punto di vista architettonico, sappiamo che
erano a pianta quadrata dotati di diverse sale per le
riunioni e le deliberazioni e protette da possenti
cancellate. Il Seggio di Porto, in particolare, «era
formato di una fabbrica di quadroni di piperno con archi
molto ben composti».
Nel
XVIII secolo, in
occasioni particolari come ad esempio la festa
di San Gennaro e il Corpus
Domini, si soleva organizzare delle processioni
nonché delle piccole rappresentazioni musicali,
cosiddette "cantate".
Dalla Repubblica
Napoletana al Regno delle Due Sicilie
Dallo
scoppio della Rivoluzione
francese e dall'avvento di Napoleone
Bonaparte giunsero dei mutamenti straordinari anche
per i Sedili. Dopo gli iniziali successi del generale
Jean
Étienne Championnet, il Re Ferdinando
IV, terrorizzato dai francesi, «che la
propaganda ecclesiastica dipingeva come mostri assetati
di sangue»[11],
decise di fuggire da Napoli il 20 dicembre 1798.
I
Sedili ne profittarono per prendere il potere e per
formare una "Giunta degli Eletti" con il
compito, oltre alle tradizionali prerogative in materia
civile, di organizzare l'esercito. Furono eletti due
comandanti, il generale Girolamo
Pignatelli, principe di Moliterno, e Lucio
Caracciolo, duca di Roccaromana.
Il
governo degli Eletti non fu immediatamente operativo in
quanto, nel frattempo, i lealisti si erano organizzati
attorno prima alla figura di Francesco
Pignatelli, che aveva firmato coi francesi un patto
di non aggressione, e poi del Cardinale
Ruffo, che assembrò un vero e proprio
esercito, quello dei sanfedisti,
per liberare Napoli dalla Repubblica
Partenopea e ristabilire il regno borbonico.
I
Sedili scomparvero nel 1800 in
seguito all'editto del Re Ferdinando
IV di Borbone del 25 aprile 1800 che ne aboliva le
funzioni unitamente a quelle del Tribunale di San
Lorenzo. Grazie alle riforme di Gioacchino
Murat non furono del tutto riabilitati quanto
piuttosto, l'8 agosto 1806,
trasfusi nel Corpo
di Città,
e nel Municipio
il 22 ottobre 1808, con
l'elezione del primo sindaco il 2 dicembre.
I Sedili in città
Nome Sedile
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Storia
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Sede del Sedile
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Stemma
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Seggi minori
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Capuana
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Risale al XIII
secolo. Detto anche Capoana;
il nome deriverebbe dalla presenza della potente
famiglia Capuano.
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In Via
Tribunali.
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Cavallo
frenato d'oro messo di profilo in campo
azzurro.
Corona trifogliata d'oro e per sostegni
due cavalli di oro diviso di argento.
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dei
Melatiis (famiglia);
dei
Mellucci (famiglia);
di
Santo Stefano;
dei
Santi Apostoli;
di
San Martino;
dei
Manocci (famiglia).
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Montagna
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Risale al XIII
secolo. Chiamato così perché situato
nella parte più alta della città.
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In Via
Tribunali, di fronte alla Chiesa
di Sant'Angelo a Segno.
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Tre
monti verdi in campo argento.
Corona trifogliata
d'oro e per sostegni due Saraceni (per ricordare la
vittoria ottenuta dai Napoletani nell'anno 504).
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Forcella
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Risale al XIII
secolo, ma successivamente accorpato con quello di
Montagna. Chiamato così per la vicinanza della
Scuola di Pitagora, che
usava come emblema la lettera biforcata Y. Il motto
del Seggio: "Ad bene agendum sumus" ovvero
"Siamo nati per fare il bene".
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Vicino alla
Chiesa
di Santa Maria a Piazza
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Scudo
troncato d'oro e di rosso caricato di una "Y"
in nero.
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dei
Cimbri (famiglia);
dei
Pistaso.
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Nilo
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Risale al XIII
secolo. Chiamato così per la presenza della
statua del Fiume Nilo e in memoria dei commercianti
Alessandrini che ivi abitavano; negli scritti è
indicato col nome di Seggio di Nido.
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Inizialmente al
centro del largo
Corpo di Napoli (presso la Statua
del dio Nilo) poi spostato presso il convento
di Santa Maria Donnaromita
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Cavallo nero sfrenato in campo oro.
Corona trifogliata d'oro e per sostegni a destra un mantenitore (figura
con sembianze umane) con la corona d'alghe, lunga barba e un'anfora che versa acqua su un coccodrillo, a sinistra un cavallo d'oro diviso di nero.
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Porto
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Risale al XIII
secolo. Detto così perché si trovava
vicino all'antico porto di Napoli. In epoca antica era
un Seggio extramoenia. Lo stemma rappresenta il
gigante mitologico Orione,
figlio di Nettuno,
esperto nella lavorazione dei metalli, o anche il
leggendario nuotatore-marinario Niccolò
Pesce.
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In via
Mezzocannone (all'incrocio con via Sedile di Porto),
poi trasferito in via Medina davanti alla chiesa
di San Diego all'Ospedaletto.
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Figura
di un uomo ricoperto di lunghi peli di carnagione
naturale impugnante con la mano destra un pugnale, in
campo nero.
Corona trifogliata d'oro, per cimiero
una nave che brucia e per sostegni due tritoni., in
campo nero
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Portanova
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Risale al XIII
secolo. Detto così perché, durante
il periodo greco, le mura di cinta della città
furono allargate e fu costruita una Porta Nuova nelle
vicinanze del mare. In epoca antica era un Seggio
extramoenia.
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In Piazza
Portanova
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Porta
d'oro in campo azzurro.
Corona trifogliata d'oro
e per sostegni due cani d'oro divisi d'argento.
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Popolo
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Risale al XIII
secolo ma abbattuto nel XV
secolo. Chiamato così perché
rappresentava il popolo non aristocratico della città.
Non aveva alcun potere, i rappresentanti potevano solo
riferire delle lamentele del popolo; partecipava
attivamente alle feste di piazza o nelle processioni
religiose. I rappresentanti erano scelti quasi sempre
tra la classe mediana (medici, letterati, giuristi,
notai, commercianti, ecc.).
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Nei pressi di
Via del Grande Archivio, in Largo della Selleria
(attuale zona di Piazza Nicola Amore).
Successivamente, verso la metà del XV
secolo in Via Sant'Agostino alla Zecca.
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Scudo
troncato d'oro e di rosso caricato di una "P"
(Populus) in nero, successivamente la "P"
divenne "C" (Civitas).
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Per
ogni Sedile o Seggio di Napoli
riportiamo le famiglie ivi ascritte, tuttora
fiorenti[12][13],
segnalando che la maggior parte si è estinta nel
corso dei secoli. Il genealogista Carlo
De Lellis ha riportato in specifici studi la storia
dei principali casati patrizi.
Sedile di Capuana
Acciajuolo,
Acciapaccia, Acerra, Acton, Agala, Albani, Antignano,
Araldo, Arbusto, Ajello, Ajossa, Aquilio, Arcella,
Aversana (dell'), Baraballo, Barrese, Barrile,
Baso, Boccafingo, Boccapianola, Bonito, Boncompagni (oggi
Boncompagni Ludovisi), Brancaccio, Brancia, Buoncompagni,
Buccasinghi, Cadino, Cantelmo,
Capece Galeota, Capecelatro, Capece Minutolo di Canosa,
Capece Minutolo di San Valentino, Capece Piscicelli,
Carbone, Cassiano, Castrovetere, Cattaneo, Cybo, Colonna,
Colonnesi, Comino, Comite Maurone, Cossa o Coscia,
Crispano, Caracciolo Rossi, Caracciolo Pisquizi, Cattaneo
della Volta (aggregati nel 1717),
Colonna (linea di
Zagarolo), Dentice
del Pesce, Imperiali
(aggregati il 4 gennaio 1743),
Filangieri, Filomarino,
Forna (di), Franco (de), Franchi, Frangipane, Gagliardi,
Gambacorta,
Giovene, Giudice del, Giudice Caracciolo, Guigliart,
Guindazzo, Isola (dell'), della
Leonessa, Lettieri, Lagnì, Loffredo, Medici
di Ottajano (aggregati il 30 novembre 1686),
Mango, Mansella, Mariconda, della
Marra, Mastraro, Mazza, Mellucci, Mendozza, Monforte,
Morra, Ollopece,
Orsini, Pescara di Diano
(aggregati nel 1743), Pandone,
Paparone, Passarelli, Pescara, Persico, Pesce, Del
Pezzo, Pignatelli,
Piscicelli,
Pizzuti, Ponticelli, Procolo, Protonobilissimo, Puteo
(de), Puteolo (de), Quarracello, Quintana, Revertera
(aggregati il 20 ottobre 1717),
Ruffo (aggregati
nel 1703), Romano, Rossi,
Saccapanna, Saracino, Sardo, Scaldo, Scintilli, Scotto di
Marco, Seripando, Sicchimanno, Siginulfo, Sigismondo,
Silva de, Singilli, di Somma, Tarcello, Tocco, Tomacelli,
Tortello, Valle (della), Varavallo, Villani, Virginio,
Vulcano, Zaccaria, Zamarella, Zampaglione.
Sedile di Montagna
Le
famiglie che hanno goduto di nobiltà al Seggio di
Montagna sono le seguenti, delle quali quelle precedute
dall'asterisco si trovano annotate al Libro d'Oro come
appartenenti al medesimo Seggio:
*von
Althann (ascritta nel 1714 e
1725), *Álvarez
de Toledo, *Sanfelice,
*di Transo (aggregati nel 1710),
Abissa, Albo, Alneto, Annecchino,
Arcamone, d'Arco, Auricchiuto, Bajano, Balestrieri,
Barbaro, Barbato, Boccatorto, Boffa detti Stendardo,
Bonifacio, Brisacca, Bruto, Buteo, Cafatino, Calanda o
Calandra, Cannuto, Cappasanta, Caperuso, di Capua, Caputo, Cardoino, *Carmignano, Chianola,
Cicalese, Cicinelli o Cicino, Cimbro, Cocchioli, Colombo, Conza, Coppola, Corvisieri, di Costanzo, Cotugno, Cozzi,
Crisconio, Cupidine, *Daun, Egino, Fajella o Favilla o Fagella, Falce, Falla, Ferrario, *Francone, Frangipane,
Gambacorta, Ganga, Genutio, Giontoli, Grassi, Griffo, Grimaldi,
Guarracino, Guibeligna, Hercules, Hipanta o Iapanta, Iagante o Gigante, Ianara o Gennaro, Impero, Iula o
Iulia, Iuntula o Giontola, Lanzalonga, *de Majo, Majorana, Marogano, Mamoli, Mandolino o Mondellino,
Marchese, Mardones, Mazza. Miroballo, Moccia, Monda, Moschetti, Mosconi, Mugillaro, Mummia, Munna, *Muscettola
o Muscetta, Orecchioni, Origlia, Orimini, *Pacecco, Paladino, Palumbo, Pappanzogna, Petrosa, Piezzo, Pigna, *Pignone, Pizzofalcone, Pizzone,
Poderico, Ponzetti, Porta, Pozello, Quaranta (aggregati nel 1541), Raimo, *Ravaschieri,
Retrosa, Ribera o Afan de Rivera, *Rocco, *Rossi o Rosso del Barbazzale,
Rossi del Leone, *Sanchez de Luna, Sarno, Scannacardilli, Scrignario, Scorziati, Sforza,
Sicola, Simia, Sorgente, Soto, Sperandeo, Spiccicacaso, Stella, Stendardo,
di Toro, Tosi, Trofeo o Trofo, Verticelli, *Villano, Volumbello.
Sedile di Nilo
Acquaviva
d'Aragona (estinti nella successione maschile),
d'Alagno di Sarno (aggregati nel 1294,
oggi Alagno di Mozia, estinta la linea patrizia
napoletana), d'Avalos
d'Aquino d'Aragona, Carafa
della Spina, Carafa
della Stadera, Colonna
di Paliano (aggregati nel 1417),
Dentice delle Stelle, Capano (aggregati nel 1434),
Gaetani dell'Aquila d'Aragona,
Gallarati Scotti (successione Spinola, riconosciuta il 28
febbraio 1828), Marramaldo,
Mastrogiudice, Milano (ora Milano Franco d'Aragona),
Orsini di Gravina (aggregati
agli inizi del secolo XV),
Pignatelli, Riccio (aggregati nel 1501,
oggi Rizzo dei Ritii, estinta la linea patrizia
napoletana), Saluzzo duchi di Corigliano (ascritta il 12
giugno 1781), di Sangro,
Sanseverino
(estinta la linea patrizia napoletana), Sersale,
Spinelli, Toraldo
(estinta la linea patrizia napoletana).
Sedile di Porto
Arcamone,
d'Alessandro (estinta la linea patrizia napoletana),
Borghese (aggregati nel secolo
XVIII), Colonna
di Stigliano, d'Angelo,
Doria d'Angri (aggregati il 3 dicembre 1678),
di Gaeta, Gaudiosi, Griffo, Macedonio,
Mele, Origlia, Pagano,
Pappacoda, Serra, Severino, Strambone, Venato, von
Harrach (aggregati nel 1731,
oggi von Harrach zu Rohrau und Tannhausen), Perez
Navarrete (aggregati il 26 giugno 1711),
Quaranta (aggregati nel 1541),
Riario Sforza (aggregati il 23 marzo 1725),
Spinola di Molfetta
(aggregati nel secolo XVII),
Venata.
Sedile di Portanuova
Albertini
(aggregati nel 1721), Altemps
(estinti nella successione maschile), d'Aquino
di Caramanico (aggregati
nel 1725), Capasso,
Capuano, Carignani (aggregati il 30 luglio 1788),
Cavalcanti di Verbicaro (aggregati l'8 novembre 1788),
Cito Filomarino (aggregati nel 1788),
Liguoro (de)
(aggregati dalle origini), Marulli (aggregati il 30
luglio 1788), Petra di
Vastogirardi (aggregati il 30 giugno 1717),
Pozzelli, Serra (aggregati nel 1680
in sostituzione della estinta linea antica). Ne fecero
parte anche le famiglie Albano, Gargano, Grimaldi,
Mastrilli, Miroballo, Moles, Mormile, Perlas o Rerlas,
Sambiaso (come da documento con gli stemmi delle famiglie
presso il Museo
del Tesoro di San Gennaro).
Casati aggregati
dopo l'abolizione dei Sedili
Acton
(iscritta con Regio Dispaccio del 6 gennaio 1802),
Caravita (iscritta con Regio Dispaccio del 31 ottobre
1804), Lottieri d'Aquino
(iscritta con Regio Decreto del 28 novembre 1850).